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L’Africa è un’avventura, è un viaggio, è una scoperta che resta avvolta nel mistero. Le difficoltà riscontrate dai nostri due ambasciatori del progetto “Africa Plastic Road” si sono rivelate fin da subito insidiose… ma mai al punto di far indietreggiare di un solo metro chi, in questi mesi, dovrà percorrere e raccontarci quasi 20.000 km di storia e di storie.

Dopo l’arrivo in Marocco, l’obiettivo è stato quello di monitorare la situazione relativa all’inquinamento da plastica in uno stato che ha molti punti in comune con l’Europa. E infatti…

«In Marocco si respira ancora “aria di casa” – racconta Sebastiano – e c’è un senso di responsabilità generale nei confronti della tematica ambientale, chiaramente rapportato ai mezzi a disposizione. Per le strade si vedono squadre di netturbini un po’ improvvisati ma non manca la buona volontà. E la sensibilità nel riutilizzo della plastica si percepisce camminando per le strade: qui le borse della spesa sono di un particolare materiale, molto simile alla cellulosa, che risulta più resistente rispetto a quelle che tradizionalmente usiamo in Italia e quindi vengono riutilizzate molte volte… evitando sprechi».

Piogge, strade al limite della praticabilità qualche imprevisto tutto sommato gestibile e qualche piccola deviazione sul percorso per aiutare a rimettere in strada uno scuolabus e per dare una mano dei contadini che si sono ritrovati casa e terreno distrutti dalle intemperie… Poi l’entrata in Western Sahara, dove le deviazioni fuori dalle strade asfaltate non erano particolarmente raccomandate. Edo e Seba arrivano al punto di confine PK55 ed entrano in Mauritania. Qui la situazione, rispetto al Marocco, è completamente diversa.

iMilani Africa Plastic Road partenza

«Fin da subito, fin dall’arrivo a Nouadhibou, che è la seconda più grande della Mauritania, si può notare che la situazione è disarmante rispetto al Marocco. Una completa noncuranza dell’ambiente della plastica, senza nessun riguardo verso quei gesti che fanno la differenza come il non gettare a terra tutto quello che ti capita fra le mani. Vivendo un paio di settimane qui, abbiamo appurato la quasi totale assenza di un vero e proprio sistema di riciclaggio dei rifiuti. Sembrava davvero di essere tornati indietro nel tempo, quasi come il Marocco non fosse lì a poche centinaia di chilometri ma che si trovasse su un altro pianeta. 

Per “prendere una boccata d’aria” e disintossicarci dalla drammatica situazione che abbiamo trovato a Nouadhibou e a Nouakchott, la capitale della Mauritania, ci siamo concessi qualche giorno a Chinguetti: una città santa dell’Islam nel deserto. Anticamente era uno ksar e importante centro nelle vie carovaniere, e ospitava ben 24 biblioteche. Con l’avanzata della desertificazione ha perso ogni importanza. Attualmente la città è senza corrente elettrica e viene “tenuta in vita” da un generatore a gasolio e da un raccoglitore di acqua piovana. Sono stati giorni non facili ma stare lontano da tutti e da tutto ci è servito per ricaricare le energie. Senza rimpianti, ci siamo lasciati alle spalle un territorio dove quasi non ci sono cestini lungo le vie delle città, dove l’immondizia viene accumulata ai bordi delle strade, dove queste gigantesche piramidi di rifiuti vengono bruciate assieme al buonsenso… e dove la Natura sopravvive grazie alla sua forza, nonostante gli sforzi dell’Uomo vadano tutti nel senso opposto» Edoardo

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