Mbeubeuss è per estensione la più grande discarica a cielo aperto dell’Africa occidentale e la seconda più grande al mondo. Situata a Pikine, copre una superficie di circa 175 ettari ed è in continua espansione, ricevendo 475.000 tonnellate di rifiuti all’anno provenienti dall’intera regione di Dakar, capitale del Senegal.
Il Senegal è infatti la quarta tappa del viaggio di Edo e Seba e qui l’entrata a contatto con il “mondo di Mbeubeuss” è stata disarmante. Eh già, perché Mbeubeuss non si limita ad essere una discarica: è un ecosistema al rovescio, è risposta e domanda ai problemi di inquinamento e sopravvivenza di Dakar. All’interno della discarica trovano occupazione più di 3.500 persone come “raccoglitori” e rivenditori di materiali di recupero provenienti da tutte le regioni del Senegal e persino da Mali, Guinea, Gambia e Guinea-Bissau, con una forte presenza di bambini.
Circa 10.000 persone vivono nella discarica in modo semi stanziale. Da anni esiste un progetto di riconversione della discarica, ma nonostante i proclami, ad oggi non è ancora chiaro quando sarà realizzato. Oltre al grave inquinamento per ambiente e falde acquifere, la presenza della discarica rimane fonte di malattie per chi vi lavora e una minaccia per la salute delle migliaia di persone che vivono tutt’attorno.
«Avevamo un contatto per entrare all’interno della discarica di Mbeubeuss e tramite questo “aggancio” siamo riusciti ad entrare con non poca difficoltà. Abbiamo dovuto presentare una richiesta scritta, dichiarare cosa stavano facendo, chi eravamo e cosa avremmo fotografato. Il primo giorno ci hanno mandato via perché ci hanno respinto la richiesta, il secondo giorno ce l’hanno accettata e ci hanno permesso di fare alcune riprese. Siamo entrati scortati da due uomini che non ci hanno mai perso di vista e hanno censurato video e foto in alcune zone. Le persone che vivono all’interno sono chiamate “recuperanti” perché girano nella discarica in cerca di oggetti con un minimo valore come legno o metallo. Anche il cibo, gettato in mezzo ai rifiuti, viene recuperato e diventa merce di scambio o di nutrimento. Ci è stato consentito di visitare solo una parte dell’enorme spazio in cui vive, nel vero senso della parola, questa enorme discarica che inghiotte la speranza di una vita migliore e rigurgita la possibilità di sopravvivere in un modo che è spaventosamente lontano dal concetto che abbiamo di “condizione umana”» Edoardo
Eppure il Senegal non è (fortunatamente) solo Mbeubeuss: qui Edo e Seba sono tornati a vedere nelle città un sistema di raccolta rifiuti e di riciclaggio dignitosi. La volontà di non peggiorare la situazione c’è, la possibilità di migliorarla è sepolta sotto la sabbia ma per farla affiorare basta una folata di vento… E noi abbiamo il dovere di iniziare a soffiare…