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Con l’acronimo RAEE intendiamo tutti i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche; una sigla che molto spesso viene accompagnata da diversi punti di domanda sul modo in cui debba venire smaltita questa tipologia di materiali.
Quella della gestione dei rifiuti elettronici è una problematica ampia che di anno in anno registra numeri sempre più alti, sintomo da una parte di un miglioramento nel corretto recupero di questa categoria merceologica, dall’altro del volume sempre maggiore di prodotti scartati. Basti pensare che nel 2023 in tutta Italia sono state raccolte 348.051 tonnellate di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, dati comunicati dal Centro di Coordinamento RAEE.
Abbiamo tutti a casa, nascosto in qualche cassetto o abbandonato in cantina, quel cellulare durato troppo poco o quell’asciugacapelli che ha smesso di funzionare esattamente quando serviva, per non parlare di tv o frigoriferi.

Perchè riparare i RAEE è LA soluzione

Ma quali possono essere le soluzioni quando i nostri elettrodomestici smettono di fare il loro dovere?
La prima risposta che tendiamo a valutare è l’acquisto di un nuovo prodotto per sopperire in modo veloce al nostro bisogno, le due alternative meno impattanti in questo caso sono:

  1. Acquistare un elettrodomestico ricondizionato: ovvero dei dispositivi che, pur essendo mai stati usati, presentano difetti funzionali o estetici che sono stati ripristinati. In questo modo, è possibile ottenere un elettrodomestico praticamente nuovo ad un prezzo ridotto, evitando allo stesso tempo che diventi un articolo di scarto.
  1. Acquista un elettrodomestico di seconda mano: è diventato via via più facile, grazie anche alle numerose applicazioni digitali ed ai mercatini dell’usato, trovare dispositivi funzionanti a prezzi accessibili. Questa scelta non solo è economica e va quindi a completo beneficio del proprio portafoglio, ma aiuta anche a ridurre l’impatto ambientale associato alla produzione di nuovi elettrodomestici.

Tendiamo di fatto però, a ragionare sempre “a valle”, con uno smaltimento corretto, oppure “a monte” del problema, considerando un acquisto consapevole ed etico. La realtà è che per rendere un prodotto davvero poco impattante, dobbiamo abituarci ad intervenire sulla parte centrale del suo ciclo di vita. Ecco allora che in caso di rottura, la vera soluzione è riparare.

Restart Party: fanno bene all’ambiente e alla comunità

Aggiustare fa bene all’ambiente e fa bene al portafoglio.  Data la complessità del tipo di prodotto però il fai-da-te è una opzione non sempre considerabile. Il primo suggerimento è quindi quello di rivolgersi ad un centro di assistenza specializzato, sopportando eventuali tempi di attesa in nome di una giusta causa.

Una opzione ancora più interessante viene però da Londra, nello specifico da Ugo Vallauri, italiano che decide di organizzare nel 2012 il primo Restart Party.
Queste “Feste della riparazione” sono eventi gratuiti occasionali dedicati alla riparazione condivisa, dove diversi eco-volontari insegnano a riparare prodotti elettronici e non solo, promuovendo il piacere e l’importanza della riparazione.

Momenti di incontro quindi, dove si contrasta un problema globale intervenendo nel concreto di una comunità, sono infatti cinque i gruppi al momento attivi nella Penisola, secondo una recente mappatura effettuata dai Restart Project di Milano: Torino, Firenze, Langhe-Roero, Aosta, Trento e Milano appunto.
È possibile trovare maggiori informazioni riguardo questo progetto sul sito therestartproject.org o cercando RESTART IN ITALIA per scoprire quali sono gli eventi più vicini.

Sul manifesto del progetto di Torino è scritto: “Siamo consapevoli che non sia sufficiente riparare nelle nostre comunità.  Il successo delle nostre attività dimostra a ogni modo che esiste un’alternativa.”

E una alternativa alle volte è quello che serve per non smettere di provarci.

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