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Niente più plastica monouso dal 2021. Lo stabilisce l’UE per quanto riguarda posate, piatti, bicchieri, cannucce, bastoncini cotonati e via dicendo, che dovranno essere sostituiti da articoli biodegradabili e più sostenibili per l’ambiente.

Un passo avanti verso un futuro più green? Una scelta lungimirante? Domande giuste, a cui ne aggiungiamo un’altra: sarà davvero meglio smettere di usare la plastica per queste tipologie di prodotti?

Plastica monouso e standard di sicurezza

Il rischio per la salute dei consumatori che potrebbe derivare dalla sostituzione di un materiale ampiamente studiato, testato e regolamentato nel settore alimentare, come la plastica, con altri meno indagati potrebbe essere molto più concreto di quanto appaia da una prima analisi. Va infatti ricordato che gli imballi in plastica a contatto con alimenti devono sottostare a prescrizioni molto rigide sulla migrazione di monomeri e altre sostanze chimiche, così come sull’utilizzo di inchiostri per la stampa, che non sempre valgono per le confezioni prodotte con materiali diversi. 

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Cassetta in plastica iMilani per alimenti.

La carta, ad esempio, è attualmente il secondo materiale di imballaggio alimentare più utilizzato dopo la plastica, eppure non esistono norme UE che disciplinano l’uso della carta come materiale a contatto con gli alimenti. I rischi potenziali per la salute sono dovuti all’esposizione a un numero elevato di sostanze chimiche contenute negli inchiostri utilizzati per la stampa. È prematuro lanciare allarmismi in tal senso ma la questione ambientale non si risolve eliminando la plastica ma facendone un uso virtuoso.

Quanta plastica monouso viene abbandonata?

Tornando alla direttiva dell’UE, secondo uno studio della Commissione,  il 70% dei rifiuti marini è costituito da plastica monouso. In particolare, i bicchieri che si ritrovano spesso in spiaggia rappresentano circa il 20% dei rifiuti marini. Solo in Italia ne vengono consumati tra i 16 e i 20 milioni al giorno. Pezzi e frammenti di plastica o di polistirolo rappresentano la prima categoria di rifiuti più presenti sui litorali italiani. Tappi e coperchi in plastica per bevande sono al secondo posto e rappresentano il 9,6% dei rifiuti rinvenuti. Seguono i mozziconi di sigaretta con l’8% e i cotton fioc con il 7,4%.

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La normativa UE

Questo il presente, ma il futuro? Entro il 2029 gli Stati membri dovranno raccogliere attraverso la differenziata il 90% delle bottiglie di plastica. La normativa europea prevede anche che entro il 2025 le bottiglie di plastica debbano contenere almeno il 25% di contenuto riciclato, per passare al 30% entro il 2030. In quell’anno l’inquinamento da plastica, continuando a sostenere questi ritmi, raddoppierà rispetto all’attuale e gli oceani saranno gli habitat più colpiti.  

Il futuro della plastica monouso

Per rispondere alle tre domande inziali scegliamo un “ni”, un po’ sì e un po’ no. La scelta di ridimensionare l’uso e la produzione di plastica monouso è giusta e forse anche leggermente tardiva. Sarà davvero meglio smettere di usare la plastica per queste tipologie di prodotti? Qui vanno considerati i costi suppletivi che scoraggiano il passaggio dalla plastica ad altro, ma soprattutto la necessità di garantire gli stessi standard di sicurezza per la salute dei consumatori. La strada è tracciata, va seguita con la consapevolezza che il passo da tenere dovrà essere deciso e costante. Il 2022 è vicino…